Come dire "ciao" in 25 Lingue
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Come dire "ciao" in 25 Lingue

Come dire "ciao" in 25 Lingue

Artwork by Chiara Giusti
Prezzo di listino
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Prezzo scontato
€24,00

Salutare è la prima mossa per conoscersi, ma farlo in una lingua nuova
è sicuramente una sfida. Un poster per mettersi alla prova e imparare
a dire semplicemente “ciao” nelle lingue più parlate al mondo,
o almeno in quelle dei paesi in cui vorremmo viaggiare.

 

Questo poster presenta come dire ciao in 25 Lingue diverse:

  • Inglese
  • Francese
  • Spagnolo
  • Italiano
  • Cinese Mandarino
  • Giapponese
  • Tedesco
  • Arabo
  • Ceco
  • Coreano
  • Portoghese
  • Svedese
  • Turco
  • Ebraico
  • Hawaiano
  • Hindi
  • Vietnamita
  • Polacco
  • Russo
  • Indonesiano
  • Swahili
  • Finlandese
  • Ungherese
  • Greco
  • Danese


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Formato Arch B (12x18" / 30.5 x 45.7 cm)
Stampa Indigo su carta Fedrigoni 300g
Logo in rilievo stampato a mano
Compatibile con cornici: 50x70, 40x50

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QUALCHE CURIOSITA' 

 

1. Hello (inglese)
La parola inglese “hello” è famosissima in tutto il mondo, data l’internazionalità della lingua, e rappresenta la principale forma di saluto, attestata per la prima volta in forma scritta nel 1826. E’ pronunciata generalmente in contesti formali al momento dell’incontro, mentre per le situazioni più informali, per rivolgersi ad amici, parenti o persone più giovani, si utilizza spesso “Hi”. Per congedarsi si predilige il termine “goodbye” nelle situazioni formali, e un semplice “bye” in quelle informali.


 
2. Salut (francese)
Il termine “salut”, deriva dal latina “salutem”, accusativo singolare di “salus”, ovvero “salvezza”. La radice antica solh (tutto, completo) fa tuttavia riferimento al protoindoeuropeo, origine comune delle lingue indoeuropee. In questo caso, il termine viene usato sia per dire “buongiorno”, sia per dire “arrivederci”. Altri termini più formali per salutare in lingua francese, sono il classico “bonjour”, equivalente del nostro “buongiorno”, e “bonsoir”, ovvero “buonasera”.

 

3. Hola (spagnolo)
Se siete mai stati in Spagna, avrete sicuramente sentito la parola “hola”: questa viene usata sia come forma di saluto quando riconosci o ti avvicini alla persona, sia per rispondere al telefono (il nostro “pronto”). Per quanto riguarda l’etimologia, la parola deriva dal latino “hoc illac”, hoc è un aggettivo dimostrativo, illac un avverbio. Per salutare la persona quando siete in procinto di allontanarvi, si utilizza la parola “adìos”, ovvero “arriverderci”.

 

4. Ciao (italiano)
Si tratta della forma più diffusa di saluto di tipo informale della lingua italiana, che si rivolge dunque a persone a cui si dà del “tu”. La parola deriva dal termine veneto “s’ciao”, il quale a sua volta proviene dal tardolatino “sclavus”: il tutto è inaspettatamente traducibile con “sono suo schiavo”, utilizzato quindi in passato in forma di riverenza. Grazie alla migrazione degli italiani, la parola si è diffusa per il mondo entrando nel lessico di moltissime lingue.

 

5. Ni hao (cinese mandarino)
“Ni hao” è l’espressione più semplice per dire “ciao” in cinese mandarino, e si traduce letteralmente con “tu bene”. Per rendere più amichevole il saluto si può aggiungere la sillaba “ma”, in modo da trasformare un semplice “ciao” in un “come stai?”. Per un saluto più formale, da rivolgere in particolare agli anziani, molto rispettati nella cultura cinese, si può aggiungere alla parola “ni” una “n” in più: “nin hao”.

 

6. Konnichiwa (giapponese)
“Konnichiwa” è il saluto più conosciuto e diffuso in lingua giapponese: è relativamente formale e si usa generalmente per parlare a qualcuno faccia a faccia nel pomeriggio. Durante la mattina risulta invece più adatto “Ohayou gozaimasu”, traducibile con “buongiorno”; per augurare buona sera si usa “Konbanwa”.

 

7. Hallo (tedesco)
Molto simile al ciao inglese, il termine “hallo” appartiene alla lingua tedesca e rappresenta la forma di saluto più diffusa nei paesi dove la lingua viene parlata. “Hallo” viene usata, oltre che per dire buongiorno e buonasera, anche per presentarsi: è, infatti, il corrispettivo del nostro “Piacere” quando si incontra per la prima volta una persona.

 

8. Marhabaan (arabo)
“Marhabaan” o “Marhaban” è la parola usata in lingua araba per salutare. Più propriamente il termine è traducibile con “benvenuto” e viene declinato in forma diversa a seconda della persona a cui ci si sta rivolgendo: si utilizza “marhaban bik” con un maschio, “marhaban biki” con una femmina, e “marhaban biku” con un gruppo di persone.

 

9. Ahoj (ceco)
La parola ceca “Ahoj” deriva dal termine inglese “Ahoy”, forma di saluto utilizzata nel XIV secolo. Si usa come saluto informale sia nell’incontrare qualcuno sia al congedo, così come per il suo sinonimo “cau”. La pronuncia corretta prevede l’aspirazione dell’”h” e la lettura della “j” come la nostra “i”, ponendo l’accento sulla vocale “o”.

 

10. Annyeong (coreano)
La parola coreana “Annyeong” viene utilizzata come saluto in contesti informali, per rivolgersi ad amici stretti o a persone di giovane età. Per mostrare ulteriore rispetto generalmente si aggiunge alla parola anche il termine “Haseyo”, per cui l’espressione “anneyeong haseyo” è di fatto la forma di saluto più utilizzata. Per essere ancora più formali si può tuttavia utilizzare l’espressione “Anneyeong hasimnikka”.

 

11. Olá (portoghese)
Rappresenta la forma di saluto più semplice in lingua portoghese, adatta ad ogni occasione, e valida sia in Portogallo che in Brasile. Il termine è simile al “ciao” spagnolo “hola”, ma in questo caso, nella pronuncia, l’accento è posto sulla seconda sillaba. Un’altra espressione portoghese per salutare è “Oi”, usata in contesti molto informali e diffusa soprattutto in Brasile.

 

12. Halla (svedese)
Nonostante la forma di saluto più utilizzata in lingua svedese sia “hej”, adatta a qualunque contesto e persona, molto amichevole e familiare risulta l’espressione “Halla”, utile soprattutto nella forma scritta, ad esempio per iniziare un messaggio. Il termine viene inoltre utilizzato per rispondere al telefono o per attirare l’attenzione di qualcuno.

 

13. Merhaba (turco)
La parola turca assomiglia molto al termine arabo “Marḥaban”, da cui, infatti, etimologicamente deriva. Anche in questo caso, il termine può essere tradotto con “ciao,”, “salve”, “buongiorno”, “buonasera” e, in particolare, “benvenuto”. Riguardo la pronuncia, l’accento cade sulla prima sillaba “Me”, e l’”h”, che si trova in mezzo alla parola, viene aspirata rendendo il suono più delicato.

 

14. Shalom (ebraico)
La parola ebraica “Shalom”, oltre ad essere una forma di saluto, ha altri significati, tra cui “pace”, “completezza”, “prosperità”. Generalmente viene usato per accomiatarsi, quindi corrisponde al nostro “arrivederci”. La versione completa sarebbe “Shalom aleichem”, traducibile con “pace sia con te” o “stammi bene”. Durante lo Shabbat si predilige l’espressione “Shabbat shalom”, usato in Israele anche durante la vigilia di Shabbat per augurare un buon fine settimana.

 

15. Aloha (hawaiano)
La parola “Aloha” si è diffusa in tutto il mondo per il suo suono esotico che rimanda subito all’immaginario delle coste paradisiache delle Hawaii. Il termine è usato come saluto dagli abitanti delle isole, i quali vi associano sempre un sorriso radioso. “Aloha” viene usato anche come buon augurio: la parola indica infatti uno stato profondo di benessere. La pronuncia corretta, infine, prevede la “o” chiusa e l’”h” aspirata.

 

16. Namasté (hindi)
Namasté è una forma di saluto molto diffusa nelle regioni dell’Asia e che ha origine in India e nel Nepal. Al saluto si accompagna generalmente il gesto di congiungere le mani all’altezza del petto e un leggero inchino con il capo: il termine deriva infatti dalla parola sanscrita “namas” che significa “inchinarsi” o “salutare con riverenza”. L’espressione e il gesto viene utilizzata anche nella pratica tradizionale di yoga, in particolare nella cosiddetta “posizione della preghiera”.

 

17. Xin Chào (vietnamita)
L’espressione “Xin Chào” rappresenta in Vietnam una modalità di saluto formale, corrispondente al nostro “Saluti” o “Salve”. In vietnamita vi sono moltissime altre forme di saluto il cui uso dipende dalla relazione tra gli interlocutori e il loro rispettivo status: in ogni caso “Xin Chào” risulta adeguato in ogni contesto, ma, se si vuole essere più informali, ci si può rivolgere con un semplice “Chào”.

 

18. Czesc (polacco)
Il termine polacco “Czesc” è utilizzato nel salutare qualcuno sia formalmente che in modo informale: è traducibile, infatti, con “ciao”, ma anche con “buongiorno” e “salve”. La parola, tuttavia, può assumere altri significati che rimandano ad una sfera valoriale e spirituale: “czesc” può significare, infatti, anche “onore”, “omaggio”, “venerazione” e “culto”.

 

19. Privyet (russo)
“Privyet” è la più comune forma di saluto in Russia. Si utilizza in contesti informali, quindi generalmente si rivolge ad amici e parenti, ed è quindi assimilabile al nostro “Hey”. In situazioni più formali sarebbe più opportuno utilizzare l’espressione “zdrastvuytye”, in cirillico здра́вствуйте. Tra le possibili varianti di Privyet troviamo “pree-vyé-tee-schye”, che significa letteralmente “grande saluto”, e “pree-vyé-teek”, traducibile con “caro/tenero saluto”. 

 

20. Halo (indonesiano)
Il termine indonesiano “Halo” è una modalità di saluto molto informale, che si utilizza generalmente con amici e parenti. Forme di saluto più formali sono sicuramente “selamat pagi” durante la mattina sino alle 11, “selamat siang” dalle 11 alle 15 di pomeriggio, “selamat sore” sino alle 18 e, infine, “selamat malam” dalle 18 sino a mezzanotte, usato principalmente per salutare una persona che sta per andare a dormire. 

 

21. Hujambo (swahili)
In swahili, lingua bantu diffusa in gran parte dell’Africa orientale, centrale, meridionale, la forma di saluto più comune è l’espressione “hujambo”, che si traduce letteralmente con “non hai problemi?”. Il termine si usa, infatti, oltre che per salutare, anche per chiedere “come stai?”. Se ci si rivolge a più persone si usa la declinazione “Hamjambo”, mentre se ci si sta informando su terze persone per sapere come stanno, si utilizza il termine “Hawajambo”.

 

22. Moi (finlandese)
Si tratta di una parola diffusissima nella lingua finladese, che viene utilizzata in contesti informali in modo confidenziale così come il nostro “ciao”. Si può usare anche la forma raddoppiata “Moi moi” o la variante “moikka”. La derivazione etimologica di “moi” non è attualmente conosciuta, anche se si ipotizza una relazione con la parola svedese “morgon”, ovvero mattina.

 

23. Hellò (ungherese)

 

24. Ya (greco)
“Ya” è un saluto molto informale e amichevole, abbreviazione del diffuso “Yassou”, anch’esso informale e utilizzato per salutare persone che si conoscono o persone più giovani. Una forma di saluto adatta sia alle situazioni formali che informali è “Herete”, usato generalmente nella fascia oraria tra le 10 del mattino e le 14.

 

25. Halloj (danese)
Nella lingua danese, uno dei più comuni saluti è rappresentato dal termine “halloj”, che ha probabilmente origine dalla combinazione tra “hallo” e “ohoj”. Si tratta di un saluto piuttosto confidenziale: è infatti il diminutivo di “hej”, anch’esso informale ma molto usato e adatto quasi ad ogni situazione. Se però ci si trova in occasioni più formali, allora si può senz’altro provare con un classico “goddag”, ovvero “buona giornata”.

 

 

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